Polycarenze – Un tè con Car

Car ha 21 anni, è una persona decisa e sicura di quello che fa. Polycarenze è il suo progetto di divulgazione che riguarda le Non Monogamie Etiche. Le ho chiesto di trovarci per un tè e questa è la chiacchierata che è venuta fuori. Puoi trovare Polycarenze su Instagram cliccando qui.

Chi sei? Presentati! Da dove viene il nome Polycarenze?

Sui social mi chiamano Car. Ho ventuno anni, studio ostetricia e in quel poco tempo libero che mi resta tra un tirocinio e l’altro, pratico diverse forme di attivismo. Spazio tra femminismo intersezionale, antispecismo e tematiche LGBT+. Il mio progetto più recente consiste nell’apertura di una pagina Instagram dedicata alle relazioni non convenzionali, in particolare le non monogamie etiche. Polycarenze, per l’appunto. Il nome ha una storia stupidissima. Nasce da “Carenza di B12” che era il mio pseudonimo quando qualche anno fa scrivevo racconti. Mi chiamavo così per via del mio veganismo. I cibi vegetali sono carenti di vitamina B12 e gli onnivori adorano prenderci in giro per questo motivo.  Quando ho aperto polycarenze, desideravo un nome che potesse riprendere in parte il mio pseudonimo e così ne ho scelto uno simile, che per di più è anche coerente con i temi che tratto. “Carenze riguardanti il poliamore”, quindi, divulgazione per chi non conosce questo tema. 

Quando e come hai cominciato a fare divulgazione sul poliamore e le non monogamie etiche?

La mia vita ruota abbastanza intorno a questi argomenti. Sono tematiche che inducono curiosità e scetticismi, quindi mi vengono poste tante domande dalle persone che mi conoscono nella vita di tutti i giorni. Banalmente, se qualcun* mi chiede se ho un fidanzato, sta dando per scontato che io sia etero e monogama. La mia avversione verso gli stereotipi di genere mi porta a rispondere ormai con naturalezza che sì, ho un fidanzato ma anche due fidanzate. Da lì, partono le domande, le risposte, le spiegazioni. Tutto questo per dire che divulgo molto anche al di fuori dai social media. Mi sono resa conto di non avere particolare interesse per la monogamia a quindici anni, chiedendomi il perché e se davvero fosse possibile amare più persone. Verso i diciotto, dopo una relazione monogama durata tre anni tra alti e bassi, ho acquisito maggiore consapevolezza e ho cominciato a dare un nome alle cose. Da lì, comincia il mio percorso di divulgazione. Polycarenze invece nasce un pomeriggio di aprile 2019, semplicemente dalla volontà di creare un canale italiano che potesse spiegare in modo semplice ma chiaro e coinciso, chi fossero questi dannati non monogami di cui ultimamente si ama parlare spesso e male.

Qual è il tuo target, con chi parli, a chi ti rivolgi?

Instagram mi comunica che la fascia d’età che più mi segue è quella tra i 18 e i 24 anni, subito seguita da quella tra i 25 e i 34 anni. Attualmente, mi seguono più persone che si identificano come donne. Non mi sono posta un target di riferimento. Parlo potenzialmente a tutt* quell* che sono interessati a scoprire una realtà alternativa alla società etero e mononormata a cui ci abituano sin da quando siamo in fasce.  

Qual è lo spirito che sta alla base del tuo lavoro? Qual è l’obiettivo che ti proponi?

Sul poliamore e le sue sfaccettature si potrebbero scrivere libri su libri, e per ogni sua sfaccettatura potrebbe nascere una lezione di filosofia e di etica. Non è il mio obiettivo. Preferisco offrire spunti di riflessione a chi non conosce per niente queste tematiche e lascio le riflessioni profonde a chi ne sa più di me, a chi è formato in modo mirato sul counseling relazionale. D’altronde io studio ostetricia.  Trovo gratificante che una persona vissuta per tutta la sua vita in una dimensione fortemente mononormata mi scriva un messaggio ringraziandomi di averle fatto conoscere una nuova realtà, di averle aperto gli orizzonti. Cerco di evitare i paroloni, a parte quelli strettamente legati al mondo delle non monogamie per cui però offro sempre una spiegazione. L’obiettivo è informare dell’esistenza delle non monogamie etiche, creare uno spazio sicuro in cui le persone non monogame d’Italia possano sentirsi rappresentate e discutere offrendo nuovi punti di vista. Le persone poliamorose o che si interessano al tema sono sempre di più. Trovo essenziale che esistano reti di supporto anche per loro, così come ne esistono per le comunità LGBT+ maggiori. Fare rete anche con la comunità LGBT+ è fondamentale, o si rischia di incorrere in discriminazioni tra minoranze stesse (esempio classico: persona omosessuale che discrimina una persona bisessuale).

Spesso dici, senza tema di smentita, di essere una delle più giovani dell’ambiente tra le persone che fanno attivismo e divulgazione. Cosa significa per te? Ha un impatto sul tuo lavoro?

Se avrà un impatto sul mio lavoro lo si scoprirà dopo questa intervista, dato che non ho mai comunicato la mia età anagrafica sui social network prima di oggi. Nella vita di tutti i giorni non mi disturba la mia giovane età. Confrontarmi con persone più adulte mi offre spunti di riflessione interessanti, mi aiuta a crescere intellettualmente. I gruppi che frequento sono molto variegati. Ci sono anche spazi, come i collettivi universitari, dove siamo tutt* più o meno coetane*. Noto un po’ la tendenza a considerare di scarso valore le questioni portate alla luce da persone molto giovani. Un esempio classico è quello dei neologismi della comunità LGBT+, per nulla visti di buon occhio da persone molto più adulte e abituate ad una dimensione dove si parlava esclusivamente di gay e lesbiche, per di più in un mondo per niente “out&proud”. Ecco che quindi sono dietro l’angolo le polemiche sui giovini d’oggi tutti stranosessuali che complicano l’amore. 

Hai ricevuto delle critiche per quello che fai? Pensi che la tua età e il tuo genere abbiano influito sul fatto che tu sia stata presa di mira/criticata?

Devo ammettere che nel mio caso i commenti positivi e di incoraggiamento superano di gran lunga le critiche e i commenti negativi. Nel corso di questi mesi ne avrò ricevuti forse due o tre. Poi, un conto è criticare il poliamore, un conto è criticare me come persona. È vero, a volte prendo posizioni molto forti su alcuni argomenti (esempio, l’uso del genere neutro sul mio profilo o la critica molto forte alle femministe radicali trans esclusive, sex worker esclusive e contro il BDSM) ma non ho mai insultato nessun* né sbilanciata a tal punto da dare occasione a chi mi legge di criticare la mia persona. In quanto alle questioni di genere, vedo purtroppo ancora tante critiche e commenti sessisti verso le donne che sui social si espongono riguardo la loro sessualità oppure la propria inclinazione relazionale. Se sei una donna e non sei monogama, ti sentirai screditare ancora di più. Ti diranno che poliamore diventa solo un sinonimo più carino per dire puttana traditrice, persona poco seria, donna senza dignità.

C’è un evento in particolare, legato a Polycarenze, che ti ha fatto riflettere su argomenti per te importanti? Se sì, ce lo racconti?

La pagina sta diventando un po’ un archivio della mia vita poliamorosa. La cosa che più trovo affascinante è avere la prova che la nostra mentalità sia in continua evoluzione. A volte riguardo le vecchie foto, le stories passate, i post più vecchi e rileggendo o risentendo la mia voce, mi accorgo come in pochi mesi alcune delle mie idee siano cambiate, si siano trasformate e arricchite. Portare avanti questa forma di attivismo mi ha permesso di entrare nel cuore della comunità poliamorosa, di conoscere persone nuove e ascoltare le loro storie. Di arricchire ma anche di arricchirmi. Ho aperto la pagina in un momento di crisi nera con me stessa. L’ambiente dove studio è molto ostile e non perde occasione di ricordarmi quanto io non sia in grado di fare determinate cose, quanto il mio carattere non sia adatto per un determinato lavoro. Grazie a Polycarenze a volte mi ricordo che le mie parole servono a qualcosa e a qualcuno.

Hai fatto delle esperienze che ti hanno cambiato la vita? Come?

“Portare avanti questo progetto mi permette di arricchire ma anche di arricchirmi”.

Posso essere fiera di dire che entrare in contatto con la comunità kink e poly di Torino abbia avuto dei riscontri altamente positivi sulla mia vita. Ringrazio me stessa di aver alzato il fondoschiena ed essermi presentata da sola ad un poliaperitivo e successivamente ad un aperitivo kinky, stanca di essere circondata solo da persone monogame con cui non riuscivo ad esprimermi completamente. Stanca di ricevere commenti negativi, porte in faccia. Non ho mai respirato aria così pulita.

Come ti vedi e come vedi la situazione tra dieci anni?

A breve mi trasferirò in un’altra città e cambierò completamente vita. Non riesco a immaginarmi tra dieci anni, perché già sto facendo fatica ad immaginarmi tra sei mesi, in un posto lontano da casa, da* mie* partner, dalle amicizie più care. Non riesco, purtroppo, a essere fiduciosa nei confronti della legislazione: ho paura che prima che si arrivi a proporre qualche legge che tuteli le persone poliamorose e i/le loro figli* ci vorrà ben di più. Sono fiduciosa però sulla crescita delle persone che sosterranno sempre più il poliamore: attualmente è un argomento caldo, che suscita interesse, che fa discutere. La comunità non monogama ha dei buoni presupposti per diventare forte. Per ora siamo ancora troppo poch* per alzare la voce, ma tra qualche anno, chissà se l’idea che possano esistere tante sfumature d’amore potrà diffondersi sempre più.