Sessualità e divulgazione

Sessualità
Claudia Ska. Foto di Marco Ragaini.

Assistiamo quotidianamente alla nascita di nuovi canali di divulgazione che si occupano di sessualità e relazioni sui social network. Alcuni di questi hanno successo, altri hanno un pubblico di nicchia. Parlano di poliamore, sex toys, sessualità alternativa, ciclo mestruale persino. Anche i giornali e le televisioni trovano spazio per trattare questi argomenti. Claudia Ska scrive di sessualità per Rolling Stone, The Millennial e Frisson Magazine. Il suo progetto personale, agit-porn, ha l’obiettivo di “eccitare gli animi con idee o saperi nuovi, altri, collocandosi nel dibattito su pornografia, erotismo, sessualità, autodeterminazione, femminismo, censura, corpi, studi di genere”. Abbiamo invitato Claudia per chiederle come mai è diventato così importante portare su canali mainstream argomenti che sono sempre stati considerati tabù.

Ciao Claudia. Raccontaci un po’ di te. Chi sei?

Ciao! Mi reputo una persona curiosa e con uno spiccato senso critico, al limite del polemico. Cerco di mettermi in discussione il più possibile, di mettermi in crisi per diventare la versione più stimabile di me stessa.

Come mai hai deciso di occuparti di sessualità?

È stato un percorso naturale dovuto al piacere che provo nel fantasticare di fare sesso e nel farlo concretamente. Il mio interesse verso il sesso in sé è stato praticamente da sempre anche un interesse verso la sessualità, come espressione di dinamiche relazionali di persone fra loro e di persone con sé stesse. Inoltre ho sempre percepito i corpi e il sesso come elementi naturali della vita e questo mi ha permesso di interrogarmi sul perché invece ci siano così tanti pregiudizi, ignoranza e pudore. Diciamo che le domande hanno portato ad altre domande, inesorabilmente. 

Che cosa ne pensi dei tanti profili e canali di divulgazione a tema sessualità ormai presenti sui social network? Come mai tante persone sentono il bisogno di dare corpo alla propria voce su questo argomento? Perché abbiamo bisogno di parlare pubblicamente di sesso mentre prima quasi ce ne vergognavamo (o ci avevano insegnato a provare vergogna)?

Da una parte mi fa davvero molto piacere che si voglia parlare di sesso con serenità, leggerezza (non superficialità!) e ironia, ma vedo che in larga parte ci sono ancora tantissimi stereotipi e omologazione, anche fra persone che si sono prefissate di tracciare una linea di demarcazione fra sé e la narrazione comune. E così vedo il perpetuarsi e il perpetrarsi di ragionamenti moralisti, discriminatori, ottusi, come per esempio accade quando si parla di revenge porn. Mi piacerebbe che ci fosse un lavoro più approfondito su di sé, altrimenti si fa demagogia a tema sessualità.

Claudia Ska. Foto di I am naked on the Internet .

Le TV, i giornali, le radio parlano sempre di più di BDSM e poliamore. Per esempio sono stati realizzati dei documentari sul poliamore e addirittura il Corriere della Sera ha pubblicato delle interviste a riguardo. Secondo te questo interesse risponde a un reale cambiamento della società o è un modo per fare audience e aumentare le vendite?

Credo che entrambe le opzioni siano vere. Ci sono giornalist* e contributor che sono sinceramente interessat* a questi argomenti e li vogliono analizzare e raccontare in modo onesto e genuino, dall’altra parte si devono confrontare con la competitività del mercato, le titolazioni acchiappa-click (ne so qualcosa) che molto spesso distorcono le intenzioni degli articoli o si concentrano pruriginosamente su alcune parte di questi. Ci sono anche pezzi che vengono scritti con l’intenzione di “tirare” e che fanno delle narrazioni approssimative, intrise di pregiudizi e piene di imprecisioni, questo è dovuto al fatto che invece di far parlare le persone direttamente coinvolte (chi pratica BDSM e persone poliamorose, per stare nel tuo esempio), si parla in loro vece e questo non fa altro che silenziarle ancora una volta. Le si mette indirettamente sotto i riflettori come fenomeni da baraccone, senza davvero starle ad ascoltare.

Dall’altra parte abbiamo persone che effettivamente studiano i fenomeni sociali e cercano di fare informazione (e non puntano al clickbait). Mi vieni in mente tu ma penso anche ad alcuni sessuologi di fama nazionale. Qual è il tuo obiettivo?

Il mio obiettivo è la crisi! Voglio sovvertire i punti di vista. Non è una provocazione per partito preso, cerco sempre di argomentare in modo comprensibile le mie idee e motivazioni, ma credo che sia necessario uscire dalla comfort zone e dirci apertamente le cose che ci mettono a disagio e andare a indagarle. Vorrei che fossimo più accoglienti coi nostri limiti per superarli con consapevolezza, anziché rifiutarli e cercare di scavallarli a prescindere.

Di che cosa tratta  il tuo progetto agit-porn?

agit-porn parla principalmente di sessualità e pornografia e ha un approccio molto politicizzato, nella misura in cui la sessualità e le sue narrazioni sono un diritto individuale e collettivo, secondo me. Non tanto il diritto di fare sesso di per sé, ma di poterlo vivere con gioia, liberamente, senza coercizione e dogmi, così come rivendico per le persone asessuali che possano essere serene nel dichiararsi tali e non per questo essere bullizzate o discriminate. Diciamo che agit-porn ha come obiettivo un mondo dove fare l’amore non sia considerato né sporco né peccaminoso. Un altro aspetto di agit-porn è che non vuole intellettualizzare il desiderio né il sesso, anzi. Per esempio con la galleria permanente “Sharing Nudes” chiunque può mostrarsi nud* e anche in atti sessuali, voglio che ci si possa esprimere davvero liberamente, senza sovrastrutture estetiche o morali.

Claudia Ska. Foto di Gionata Galloni.

Nei tuoi articoli parli spesso di realtà poco conosciute dal grande pubblico. Per esempio su Rolling Stone hai intervistato Maria Basura e Paula Garrido riguardo il loro “Fuck the Facism”. Quanto è difficile raccontare esperienze simili e quanto è importante?

Francamente pensavo che l’intervista sarebbe stata censurata in più parti, invece è stata pubblicata per esteso, quindi mi verrebbe da dire che forse è (stato) meno difficile di quanto pensassi, ma non so se sia sempre così. Credo che sia davvero fondamentale uscire dalla nostra bolla (virtuale) di persone che inneggianno al sex positive, body positive, amore libero e tutti quei temi meravigliosi ma che spesso, senza una solida consapevolezza individuale e storica alle spalle lasciano il tempo che trovano.

C’è bisogno di raccontare storie scomode, di lasciare la parola alle e ai protagonist* e fare davvero la parte delle e degli alleat*. Questo non significa raccontare esclusivamente storie arrabbiate, vendicative, drammatiche, anzi trovo che l’ironia sia una modalità efficace per raccontare, oltre che una mia attitudine – intendo dire che dovremmo essere meno mainstream e scrollarci di dosso una certa pigrizia che ci impedisce di andare a scavare e scovare storie che non stanno sotto i riflettori, apparentemente meno appetibili, ma che devono essere messe in piazza.

Che rapporto c’è, secondo te, tra sessualità, femminismo e autodeterminazione?

Una threesome! A parte gli scherzi, per me – rispetto al mio vissuto – sono argomenti imprescindibili l’uno dall’altro, anche se –  ti dirò – nella mia esperienza è stato tutto molto fluido e per certi versi anche poco consapevole. Solo da adulta ho cominciato a vedere il puzzle e quanto questi temi fossero connessi fra loro, quanto avessero caratterizzato e tuttora caratterizzino la mia vita. Non ci può essere femminismo senza autodeterminazione e una sessualità libera e consapevole è conseguenza di questa autodeterminazione. Non credo però che siano temi intrecciati a prescindere.

Parlare di sesso può essere un atto politico?

Sì, lo è, per questo è necessario farlo a gran voce.

Dove sarai e come parleremo di sesso tra 10 anni?

Spero di trovarmi in uno spazio di condivisione fisica dove fare cultura tutt* assieme, dove per cultura intendo guardare film, leggere, studiare, confrontarsi, fare sesso, coccolarsi, mangiare, passare a fare un saluto, fare autoproduzione… una colonia freakkettona, come si suol dire. 

La verità è che non so dove sarò perché – anche se parlo spesso di avere una visione a lungo termine – non sono molto brava in questo, tendo ad andare in ansia anche solo a pensare a cosa farò fra qualche mese!

Fra 10 anni secondo me parleremo di sesso in modo ancora troppo inibito, perché i social sono un ottimo modo per fare rete ma un pessimo modo per fare dibattito e temo che sia necessario più tempo per sdoganare DAVVERO certi temi. Finché il packaging sarà più importante del contenuto, siamo fottut*… e non in senso positivo!

Puoi seguire il progetto di Claudia Ska sul suo blog agit-porn e sul suo canale telegram @agit_porn!