Giorgio Simone Anacleto, uno degli organizzatori del Munch di Torino, ci parla di un tema poco trattato nella scena BDSM, quasi un tabù anche tra i kinkster più audaci. Ci piace trattare temi non comuni e questa volta abbiamo deciso di confrontarci con il fisting anale.
Ciao Anacleto. Dicci qualcosa di te. Chi sei?
Ciao Alithia, mi presento con il mio vero nome cioè Simone ma sono più conosciuto come Giorgio Anacleto e sono prima di tutto un amante della costrizione e del latex. Affascinato fin da bambino da ciò che la pubblica opinione considera “strano” e “perverso”, mi sono affacciato a questo mondo pubblicamente circa 10 anni fa iniziando a frequentare alcune feste private.
All’età di circa 12 anni, nella fase in cui iniziavo a scoprire la mia sessualità, ero interessato non solo al mio membro maschile ma pure al mio ano e così iniziai ad esplorarlo usando gli oggetti che c’erano in casa lubrificandolì con prodotti destinati ad altri usi ma convertiti per l’occasione. Da allora sono passati parecchi anni e grazie a vari fattori, quali l’inizio di un lavoro che mi permettesse di acquistare “cose”, l’avvento di internet e i negozi online (si, sono così “vecchio” anagraficamente) e la vita lontano dalla mia famiglia, mi hanno permesso di migliorare l’oggettistica e i lubrificanti ma soprattutto mi hanno permesso di avere delle partner con cui sperimentare cose nuove.
Quando hai deciso di iniziare a frequentare la comunità BDSM?
Come anticipato poco sopra, circa 10 anni fa, al termine di una lunga relazione con una persona ignara di quello che realmente mi piaceva in campo sessuale, decisi che era ora di conoscere persone come me che avevano gusti che andavano oltre al sesso vanilla e così ho fatto, anche se durante la relazione frequentavo già alcune prodomme.
Che cosa c’era di diverso rispetto ad adesso?
Intendi prima di frequentare l’ambiente kinky? C’era menzogna, frustrazione, insicurezza. Avevo una fidanzata che non avrebbe mai capito (e così è stato perché ora sa ma non “capisce”) e così vivevo due vite separate. Questo non era giusto né per me né per la mia lei. Ora solo libero.
Qual è il tuo ruolo e quali sono le tue passioni quando giochi?
Quando inizio una nuova relazione di gioco, metto subito in chiaro che a me piace non avere ruoli e quindi giocare alla pari. Questo non significa che mi pongo dei limiti in assoluto ma che non mi piace essere trattato con un sub o trattare la partner come una dom. Poi credo che, ogni persona sia differente, quindi i limiti sono molto labili.
Quello che mi appassiona maggiormente è vedere la mia partner esclusivamente di sesso femminile, divertirsi e godersi il momento in cui usa un grosso strap-on o mi infila una mano dentro mostrando in volto l’enorme piacere che ne deriva. Ovviamente questa è la componente mentale ma non dimentichiamo la parte fisica che comprende la stimolazione della prostata e – ovviamente – il riempimento del mio intestino che, tutto insieme, provoca molto spesso il milking (ndr: pratica che consiste nella stimolazione interna della prostata che può avere come effetto l’eiaculazione, in concomitanza o in assenza di orgasmo).
Come hai scoperto il fisting?

Guardando dei video che mostravano persone atte a fare self-fisting cioè ad introdursi da soli la propria mano nell’ano. Così dopo vari tentativi, sono riuscito ad infilarmi la mia mano nel sedere. Da quel momento ho iniziato a proporre alle partner di fistarmi da prima con una mano, pian piano provando con due fino ad arrivare a provare (e riuscire) ad introdurre un piede (e qui parliamo però di Foot Fisting).
Qualcuno potrebbe pensare che chi ama ricevere il fisting abbia un ruolo passivo nel BDSM ma non è questo il tuo caso. Come la vivi?
Diciamo che nell’ambiente BDSM è una pratica diffusa tra il dominante e il sottomesso (a prescindere dai generi) dove il dominante “impone” la pratica del fisting. In realtà, come sappiamo, ci si accorda all’inizio della sessione quali pratiche sono ammesse e/o richieste quindi trattasi di gioco di ruolo.
Nel mio caso, non essendo un sottomesso (ma nemmeno un dominante nel senso stretto del termine) mi piace giocare alla pari dove non c’è un comportamento da parte di chi mi sta fistando che prevale come dominatrice, piuttosto è un Do Ut Des, uno scambio reciproco di piaceri.
Ti hanno mai mosso critiche a riguardo?
Ti riferisci al fatto che non mi pongo come sottomesso? No, principalmente perché quando conosco una nuova partner, mi piace mettere in chiaro le cose e se non le sta bene, ognuno per la propria strada e finora nessuna mi ha mai criticato, almeno in faccia.
Possiamo quindi sfatare il mito che la penetrazione anale sia un piacere tutto omosessuale?
Assolutamente SI, e di questo mi sono sempre fatto portavoce! Noi uomini, indipendentemente dall’orientamento sessuale, abbiamo la fortuna di avere la prostata, un secondo recettore molto appagante che però va stimolato attraverso l’ano e questa cosa, nella cultura comune, è vista come poco macha! In realtà credo, sia molto influenzata dalla religione che condanna l’omosessualità e la discrimina (e in parte lo è ancora) perciò dichiarare di provare piacere attraverso l’ano, per un maschio etero, pare sia sintomo di omosessualità repressa.
Che consigli puoi dare a chi vuole iniziare a esplorare questa pratica?
Di non aver fretta! Gli sfinteri sono dei muscoli e come tali possono essere allungati (stretching) ma bisogna andare con calma; infatti il rischio è quello di uno strappo muscolare che porta inevitabilmente a subire dolore e rimandare nel tempo “l’allenamento” in attesa di guarigione.
Bisogna iniziare con piccoli oggetti privi di spigoli o parti ruvide e taglienti, e prendere confidenza con il proprio ano e retto, cercando di rilassarsi il più possibile poiché da quella zona, normalmente, le cose escono invece che entrare. Altro consiglio è quello di fare una bella pulizia del retto e usare tantissimo lubrificante, meglio se a base di acqua. In ultimo, la pratica costante aiuta a sentire meglio una parte del corpo con cui ci dicono che è meglio non averci a che fare (per via delle feci).
Bisogna fare un training specifico per il fisting?
Assolutamente si! Sarebbe come decidere di iscriversi alla maratona di NY senza allenamento! Dopo pochi metri sei a terra stremato e qui è lo stesso, più o meno, nel senso che senza un allenamento si rischia di provare dolore (rischio con conseguenze basse) o di provocare danni (conseguenze medio-alte).
Come già anticipato alla domanda precedente, il mio consiglio è quello di prendersi tutto il tempo necessario perché non si possono saltare dei passaggi: è un percorso che prevede delle tappe. Bisogna innanzitutto prendere confidenza con l’ano e gli sfinteri. Per maggiori dettagli consiglio un giro su Wikipedia e siti specializzati in medicina per comprendere meglio come funziona l’ultimo tratto del nostro intestino e come è fatto. Innanzitutto consiglio sempre una accurata pulizia del retto perché è spiacevole sia per il ricevente – che potrebbe avere lo stimolo di defecare impedendo di fatto il gioco – sia per chi sta fistando che potrebbe incontrare resti fecali sgradevoli. Però prima di arrivare ad accettare un pugno attraverso gli sfinteri e nel retto, consiglio un po’ di training con plug anali via via più grandi.
Ovviamente il tempo tra un plug ed il successivo è molto (troppo) soggettivo per dare dei consigli però, ripeto, non abbiate fretta di arrivare al diametro prefissato e abbondate di lubrificante perché fa la differenza. Quando parlo di tempo, intendo giorni, settimane oppure mesi. Cioè potreste aver bisogno di allenarvi per una settimana (una volta al giorno) per il plug più piccolo per poi passare al successivo; a questo punto potrebbe volerci più tempo e così via man mano che la dimensione del plug aumenta.
Considerate che anche il vostro partner insertivo potrebbe aver bisogno di un training per impara a fistare. A me capita molto spesso che delle amiche o sconosciute mi chiedano aiuto per insegnarle a fistare nel modo corretto soprattutto se si tratta di Deep Fisting (inserimento del braccio anche oltre al gomito nell’intestino attraverso l’ano).

Come vedi te e la scena BDSM tra 10 anni?
Difficile da dirsi però, avendo l’opportunità di frequentare ambienti molto giovani, vedo un approccio diverso sia alla sessualità in genere che al kinky/bdsm e cioè molto più semplice, a volte separato dai sentimenti. Mi spiego: a noi (vecchi) è stato inculcato che il sesso fuori dalla coppia (fissa o meno) non era ben visto; che la scopata con la sconosciuta era da evitare; ma questo succedeva solo in Italia. Ora vedo che c’è molta più consapevolezza nelle cose e che si può fare sesso (vanilla o bdsm) senza che ci siano legami particolari, come se fosse una partita di calcetto. Quindi, in conclusione, credo che con il passare degli anni ci sarà sempre più consapevolezza da parte della popolazione vanilla di un mondo che vive la propria sessualità in modo alternativo al loro senza per forza essere dei maniaci pervertiti ma solo delle persone consapevoli delle loro passioni.
Per quanto mi riguarda, sono sicuro che tra una decina di anni sarò ancora in questo mondo a fare esperienze.